La parrocchia di Casadio
Ubicata a circa 3 km dal capoluogo verso il fiume Reno, la fazione Casadio (Casa di Dio) si forma probabilmente introno al 1200 come luogo di ritiro e preghiera tra le folte boscaglie esistenti e “lontano dalle mondane ambizioni “ (Calindri). Il riferimento trova conferma dai Canonici Lateranensi di S. Salvatore di Bologna, presenti nel luogo dal 1154 al 1437, come testimonia un edificio esistente a duecento metri dalla attuale chiesa denominata “Romitorio” (L. Bortolotti).
La chiesa del suddetto convento dedicata a S. Giacomo e rifatta nel 1542, secondo il campione Montieri ed i rogiti di Bartolomeo Foscarari (Calindri), riceve le visite pastorali nel settembre 1565 ed il 2 luglio 1566.
L’edificio originale, soggetto a continue inondazioni per la vicinanza col fiume Reno, viene ricostruito in luogo più sicuro, distante da quelle precedente di circa un chilometro; di esso rimane solo una scritta in un pilastrino affiorante sull’argine del corso d’acqua.
Tutti questi lavori sono da attribuire al parroco di allora son Lorenzo Gripandi (originario del Castello di S. Agata), al quale si deve anche l’ampliamento con la sagrestia, la canonica e il campanile; nel vasto piano d’intervento sorge poco distante la chiesina consacrata alla B.V. di Loreto, appartenente alla Villa Arpinati nella zona di Malacappa.
Tra gli anni 1739 e 1741, sotto don Girolamo Mattarozzi, si costruiscono la volta interna della navata e le due cappelle “in cornu epistolae”; l’altare maggiore si abbellisce col dipinto del Crocifisso con i santi Giacomo e Filippo, eseguito da C. M. Porroni nel 1743.
Nel 1829, il parroco don Francesco Scansoni ricostruisce il campanile e due anni dopo vi colloca le attuali quattro campane, fuse dal signor Brighenti di Bologna (Fig 5.11, 5.12, 5.13).
La chiesa, facente parte in antico del plebenato di S. Giorgio di Piano, tramite il decreto del cardinale C. Opizzoni il 27 ottobre 1842, viene trasferita alle dipendenze di Funo.
Nel giugno del 1848 nella parrocchia si contano 690 residenti regolati nell’amministrazione civica e in quella giuridica dal Comune e Governatorato di Castelmaggiore.
La Chiesa dei Santi Giacomo e Filippo
L’interno della chiesa parrocchiale, ad unica navata, si presenta con il soffitto voltato e quattro cappelle laterali; la cappella maggiore, sormontata da una volta a vela, contiene il coro, due cantorie e l’organo del 1870 attribuito al Veratti.
Sulla destra dell’altare principale trova posto una lapide che menziona il compimento di un restauro (1896) e la concessione del Cardinale Svampa per dedicare la chiesa oltre a S. Giacomo anche a S. Filippo; un’altra iscrizione muraria, in uno degli ambienti attigui alla chiesa, attesta la sepoltura di don Quirico Marchetti, attivissimo parroco di Casadio.
L’intero impianto ornamentale settecentesco, all’interno dell’edificio sacro, risulta particolarmente interessante e di buona fattura. Sulla volta a botte della navata troviamo le quadrature con tre splendidi tondi di origine settecentesca rappresentanti le virtù teologali: Fede, Speranza e Carità; mentre nella volta sull’altare maggiore, sui quattro pennacchi, sono identificabili, dagli abiti, due Papi e S. Francesco di Sales (vestito di nero, con libro e penna) (Fig. 5.14).
Un esempio analogo si trova nella Chiesa di S. Giovanni Battista dei Celestini in Bologna, ad opera di Giovanni Antonio Burrini (Bologna 1656-1727), i cui disegni preparatori, pervenutici, portano la firma del Conte Alessandro Fava (proprietario di quello che è l’attuale Palazzo della Morte) alla data del 14 febbraio 1679 (oggi conservati al County Museum of Art di Los Amgeles).
Passando alla descrizione delle cappelle e partendo nel percorso dell’altare maggiore, troviamo nella prima a destra un quadro ottocentesco di S. Stefano, mentre in quella a sinistra un polittico della Madonna del Rosario, con l’immagine della Vergine col Bambino al centro. Quest’ultimo, coi volti splendidamente definiti e incastonati nella preziosa superficie di oro e argento, è sicuramente più antico degli ovali, di probabile origine settecentesca, che lo contornano rappresentando i 15 Misteri (Fig. 5.16).
Proseguendo tra le cappelle incontriamo dipinti ottocenteschi raffiguranti prima la Madonna, S. Liberata, S. Sebastiano e S. Antonio da Padova, e poi, in quella dedicata a S. Antonio Abate, il santo affiancato da S. Vincenzo e S. Benedetto.
A sinistra dell’ingresso principale esiste il fonte battesimale, di fronte al quale, in un ambiente di eguali dimensioni, ci si immette nell’unico oratorio della zona, dedicato a S. Antonio da Padova ed eretto in aderenza alla chiesa durante la fine del sec. XVII da G. B. Sampieri (Fig. 5.17).