A cura di don Eric Oswald Fanou
Oggi, Pentecoste 2025, celebriamo la discesa dello Spirito Santo sui discepoli. Nel Vangelo, Gesù, dopo aver donato la propria vita, promette e concede un dono divino che procede dal Padre e dal Figlio a chiunque scelga di stabilire con Lui una sincera relazione d’amore. Così, in definitiva, il Figlio ha dato se stesso e tutto ciò che possiede. L’amore vero, infatti, non conosce riserve.
Nella storia del popolo di Dio, questa festa non rappresenta la prima volta in cui lo Spirito di Dio è sceso sugli esseri umani. Ci sono numerose occasioni nell’Antico Testamento in cui uomini scelti sono stati colmati del dono dello Spirito di Dio. Erano individui scelti e destinati a una funzione specifica: profeta, sacerdote, giudice, re… E già in quel contesto, lo Spirito si mostrava libero di operare al di là degli schemi religiosi dell’epoca, come ci ricorda la vicenda di Eldad e Medad. Nonostante ciò, la Pentecoste porta con sé delle significative novità. Vorrei evidenziarne alcune.
Con il dono dello Spirito a Pentecoste, quando tutti i discepoli erano riuniti a Gerusalemme, comprendiamo che lo Spirito Santo è destinato a tutti i credenti in Cristo, non più solo ai leader religiosi o per una funzione specifica. È destinato a permeare la vita di ciascuno di noi, per aiutarci a perfezionare il nostro amore per Cristo e per il prossimo. Senza l’aiuto dello Spirito, nulla è senza macchia. Tutti i buoni propositi, i progressi che ci aiutano a vivere un amore pieno per Dio e per gli altri, sono opere dello Spirito Santo.
L’effusione dello Spirito Santo è la prova definitiva che Gesù non ha trattenuto nulla nel suo amore per noi. Ha dato tutto. E ci invita a fare altrettanto: a donare noi stessi non parzialmente, ma pienamente. Agiamo parzialmente quando riteniamo scomodo aprire ogni angolo della nostra vita alla sua luce e quando ci pensiamo autosufficienti, o quando viviamo i nostri dispiaceri come se fossimo soli. L’amore sincero non fa riserva di nulla. Ce lo dimostra anche l’esperienza umana dell’amore.
Quanta illimitata disponibilità mostrano i genitori (veri) a sacrificare tutto per i propri figli! Il dono generoso e totale di sé e di tutto ciò che si possiede è una caratteristica distintiva dell’amore perfetto. Nell’amore perfetto, il rischio non spaventa. Quanti coniugi hanno donato un proprio organo per salvare l’altro? Quando la pienezza dell’amore viene meno, subentra la cautela, la riserva prudente. Ci si consacra a Dio con “un piede fuori”, si entra nel matrimonio già prevedendo la possibilità del divorzio… In sintesi, si cerca di non rischiare tutto.
Possa lo Spirito Santo donarci la forza di sostenere i sacrifici che generano il nostro amore per Lui e per gli altri. Buona festa di Pentecoste.

