A cura di don Eric Oswald Fanou
Nel Vangelo di oggi, in occasione della festa del Corpus Domini, Gesù insegnava alla folla e compiva miracoli di guarigione. Al tramonto, non avendo nulla da offrire da mangiare, i discepoli suggerirono di congedare la folla affinché andasse a cercare cibo altrove, fuori dal deserto. Invece, Gesù prese i cinque pani e i due pesci che i discepoli ritenevano insignificanti per sfamare così tante persone. Poi, li sorprese con un miracolo che soddisfò abbondantemente un bisogno di cibo che la folla non aveva nemmeno ancora espresso. Così, anche l’Eucaristia è il sommo sacramento attraverso il quale Cristo si mette al nostro servizio.
La pagina evangelica proposta per questa festa del Corpus Domini è caratterizzata da due momenti distinti: il primo è l’insegnamento sul Regno dei Cieli e la guarigione; il secondo, la moltiplicazione dei pani e dei pesci per nutrire la folla. Entrambi questi momenti si svolgono sotto il controllo diretto di Gesù. Egli non manda via la folla ad arrangiarsi, dopo averla istruita con tanta parola, come suggerivano i suoi discepoli, già disperati dalla situazione caotica che prevedevano con la mancanza di cibo. Gesù, al contrario, provvede al loro bisogno esistenziale. La salvezza cristiana non è solo soprannaturale, è una salvezza integrale. È l’uomo intero, nella vita esistenziale e nel suo cammino verso il Regno. L’Eucaristia non è sconnessa dalla nostra vita quotidiana.
Ogni celebrazione eucaristica è composta da due momenti principali: la Liturgia della Parola e la Liturgia Eucaristica. Nella Liturgia della Parola, il Signore opera il miracolo della guarigione in quello slancio di fede che nasce nel cuore dopo l’ascolto della Parola, proprio quando affidiamo la nostra vita alla cura di Dio, trovando espressione nel rinnovamento del nostro Credo. Nella seconda parte, la Liturgia Eucaristica, portiamo nel simbolo del pane le nostre gioie, le nostre speranze, le fatiche nel fare il bene e persino le ferite derivanti dall’amore mal vissuto. Gesù, unito a noi, presenta tutto questo al Padre. Per questo motivo, l’Eucaristia è un sommo sacrificio, poiché il Padre vede in essa il sacrificio perfetto del Figlio. Successivamente, manifestiamo la nostra adesione a questo sacrificio perfetto attraverso la comunione e il nostro “Amen”, affinché la nostra vita si unisca a quella di Cristo e diventi anch’essa condivisione per gli altri.
Così, Cristo, unito a noi, ci guarisce e ci dona la forza di progredire nel bene, nel mondo e nei nostri rispettivi impegni. Chi salta la Messa senza un motivo di forza maggiore, più che commettere un peccato, perde grandi occasioni di grazia. È vero, fare la comunione non è l’unico modo per essere serviti da Cristo; Egli bussa a tutte le porte. Chi non fa la comunione non è per questo condannato all’inferno. La comunione è un sommo mezzo della grazia di Dio, ma la vita di carità rimane la sua alta manifestazione. Dove la carità si manifesta perfettamente, lì Cristo è all’opera. Non basta essere visibilmente in regola con i sacramenti per essere in comunione con Cristo. Ma la comunione con Cristo, la fiducia in Lui, porta a vivere meglio la carità. Infine, la celebrazione eucaristica non è solo per i cristiani “in regola”, è per tutti, tutti quelli che si riconoscono bisognosi della cura di Cristo. Credo che anche per coloro che non fanno la comunione perché è venuta meno la regola dei sacramenti, il Signore che vede il cuore sa il miracolo che sfama la loro fame. Ringraziamo il Signore per il dono del sacramento del suo Corpo e Sangue.
Buona festa del Corpus Domini!

