5ª Domenica di Quaresima/C

Guarire dal tradimento

Gv 8,1-11

A cura di Don Eric Oswald Fanou

Il Vangelo di questa domenica ci conduce dal Monte degli Ulivi al tempio, dove Gesù era solito insegnare al popolo. Lì, nel tempio, gli fu presentato un caso irrefutabile di adulterio, chiedendo il suo giudizio in confronto con la giurisdizione mosaica. La risposta di Gesù introduce elementi correttivi alla legge di Mosè, con conseguenze benefiche per tutti. Per estirpare il male dalla società occorre iniziare dal proprio cuore.

Ricordiamo brevemente il contesto, il clima in cui la donna adultera fu condotta da Gesù. Come accadeva spesso, Gesù insegnava nel tempio. È risaputo che i suoi insegnamenti sovente non erano in linea con quanto insegnavano i Farisei e gli Scribi, che sedevano sulla cattedra di Mosè. Spesso sentiamo Gesù affermare: “Vi è stato detto, ma io vi dico…”. Oppure compiva guarigioni anche di sabato. Il suo era, dunque, un insegnamento molto scomodo per questi dottori della legge, che non riuscivano a coglierlo in fallo. Con la precisa intenzione di metterlo in difficoltà e indebolirne l’autorità, gli presentarono un caso spinoso per tendergli un tranello.

A Gesù viene presentata una donna colta addirittura in flagrante adulterio. Mosè aveva stabilito: 《Se un uomo verrà trovato a giacere con una donna maritata, moriranno tutti e due, l’uomo che ha giaciuto con la donna e la donna. Così toglierai il male da Israele》(Dt 22,22). Citando parzialmente quest’ordinanza di Mosè, omettendo l’uomo adultero, chiedono il giudizio di Gesù sul fatto. Pensavano di porre due alternative promettenti per il loro scopo malvagio: Infatti, consegnare la donna alla lapidazione significava arrogarsi una prerogativa riservata all’autorità romana, l’unica che poteva sentenziare a morte. Opporsi alla lapidazione significava sconfessare Mosè, cosa intollerabile per il popolo. In più, come anche oggi, l’adulterio, il tradimento, era considerato una delle colpe imperdonabili. Il tradito o la tradita subisce una ferita profonda nell’anima, tanto da desiderare, sul momento, di non esistere più o sorgere la furia della vendetta. La fiducia nel coniuge crolla e molte unioni coniugali per questo motivo vanno in frantumi a scapito dei figli, e di tutto quanto costruito prima. Non a caso fu un caso privilegiato da porre a Gesù.

Davanti a uno scenario così difficile, Gesù propone una via di giustizia: mettersi nei panni del colpevole. Se fossi io l’adultero, quale correzione desidererei? La condanna a morte? Oppure essere risollevato e aiutato? Le ferite del tradimento, o delle offese umanamente imperdonabili, vengono superate solo con grande affetto, umiltà e trasparenza dall’offensore, poi dall’esercizio della misericordia dall’offeso. C’è più da guadagnare con la riconciliazione che con la rottura. In questo caso deve vincere l’amore, non il dolore. Il Signore si è consegnato a noi proprio nel nostro tradimento. Egli stesso ci aiuti quando il dolore dell’offesa offusca la nostra mente. Buona domenica.