A cura di don Eric Oswald Fanou
Dalla celebrazione della notte pasquale, abbiamo iniziato a percepire le prime testimonianze che conducono alla conclusione che Gesù è risorto dai morti. Nel brano di Giovanni offerto alla nostra meditazione, la prima testimonianza narra il passaggio dalla disperazione di Maria di Magdala alla fede del discepolo amato. Lei credeva nel trafugamento del corpo di Cristo e Giovanni, nel sepolcro, confessa la fede nella risurrezione. Nell’oscurità più profonda, per il credente, emergono segni che guidano verso la luce.
Alle prime ore dopo il sabato sacro dei Giudei, Maria di Magdala, donna dalla quale Gesù aveva scacciato sette demoni, si recò al sepolcro dove era stato deposto Gesù. L’osservanza del sabato non le aveva permesso di andarci prima. Si può immaginare la sua impazienza di raggiungere il luogo per ungere il corpo di Gesù con gli aromi. Amava profondamente Gesù, lo aveva seguito fino alla crocifissione e continuava ad amarlo anche quando tutto sembrava perduto. L’affetto di Maria di Magdala per Gesù non era motivato dal timore di perdere il paradiso. Non considerava ancora l’eventuale risurrezione di Cristo, tanto che la rimozione della pietra dal sepolcro la portò a pensare al furto della sua salma. Il suo era un amore riconoscente e gratuito.
L’amore riconoscente e gratuito non avanza pretese prima di manifestarsi pienamente. Questo tipo di amore non attende in cambio una soddisfazione personale; al contrario, trova appagamento nel semplice atto di amare. Così, neanche la vista del sepolcro, luogo che ci si aspetterebbe saturo di putrefazione, altera questo amore. Maria di Magdala sarebbe stata riconoscente non solo per la liberazione dai sette demoni che la tormentavano, ma anche per la nuova prospettiva di vita che Gesù le aveva comunicato. Questa nuova visione e l’amore per Cristo le diedero il coraggio di superare la paura del buio e dei nemici di Cristo, per recarsi al sepolcro nella speranza di trovarvi il corpo del Signore. Tuttavia, il ricordo della crudeltà subita dal suo Signore era ancora vivo nella sua memoria. Ogni movimento insolito appariva come un nuovo accanimento. Vedendo la pietra spostata, ella concluse: 《Hanno portato via il Signore!》.
Se davvero avessero portato via il Signore, quest’ulteriore beffa crudele sarebbe stata devastante. La paura, la tristezza, l’angoscia della morte avrebbero finalmente trionfato e tutto sarebbe finito. Cristo e il suo insegnamento sarebbero stati relegati nel sepolcro. Invece, nella morte più drammatica, in una vita che odora di morte e del fetore del sepolcro, in una sofferenza inspiegabile, per il credente sussistono sempre segni di vittoria. Come Giovanni, che l’amore del Signore ci aiuti a discernere questi segni. Nessuno sottrae il Signore dai sepolcri dell’umanità. Non permettiamo alla disperazione di portarci via il Signore. Non lasciamo che i nemici di Cristo, esterni ed interni alle nostre comunità, ci strappino la gioia di credere. Ci assista il Signore affinché la nostra testimonianza non sottragga la gioia della risurrezione a chi non crede o fatica a credere. Buona Pasqua.
Pasqua 2025
La fede oltre il sepolcro
Gv 20,1-9
