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Santissima Trinità /C

La Santissima Trinità, Mistero di Relazioni

Gv 16,12-15

A cura di don Eric Oswald Fanou

In questa domenica, la Chiesa celebra la Santissima Trinità, ovvero il mistero di Dio, uno in tre Persone. Questo mistero è richiamato anche nel semplice segno della Croce. La Trinità ci insegna che Dio, in quanto Amore, non può essere pensato senza relazione. A sua immagine, è impossibile per l’essere umano vivere bene senza relazioni.

Celebrare la Santissima Trinità significa professare nuovamente che l’amore perfetto si colloca sempre in una pluralità di relazioni. Dio, che è Amore perfetto, non può essere concepito se non nella pluralità delle relazioni. Il Padre è Padre perché genera il Figlio, e il Figlio è Figlio perché è generato. L’atto di generare e di essere generato presuppone affetto e dono, che è lo Spirito Santo. Tutte e tre le Persone sono un unico Dio. L’esistere divino è l’esistere di tre relazioni sussistenti in sé. Allo stesso modo, non può fare a meno delle relazioni.

Per sua natura, e per il fatto di portare l’impronta di Dio, l’intera creazione è chiamata a vivere in comunione: comunione tra gli esseri umani e comunione con il creato. Anzi, l’uomo è stato creato per amore, per vivere nella relazione con il Creatore e con il creato. È presunzione pensare di poter vivere senza aver bisogno di Dio e degli altri. Le esperienze negative di comunione o di relazione non devono spingere a cercare rifugio nell’isolamento. Nell’isolamento si diventa fragili. La relazione tra di noi a volte è difficile, ma vale sempre la pena di provarci. Abbiamo bisogno gli uni degli altri, siamo nella stessa barca dell’umanità. Nel suo Figlio, Dio ha aperto il seno della divinità all’umanità. Affidiamo le nostre paure di essere feriti e chiediamo la grazia di essere sempre aperti alla relazione.

Buona festa della Santissima Trinità!

Giovedì 29 maggio 2025

Fiaccolata mariana

A San Giorgio di Piano

In occasione della solennità della B.V. di San Luca, giovedì 29 maggio alle ore 20.45 si terrà la tradizionale fiaccolata mariana

Ritrovo a San Giorgio di Piano, al pilastrino in fondo a via Gnudi qui

Accensione dei Flambeaux *
Inizio del Rosario
Processione alla Chiesa, per le Vie:
Gnudi – Matteotti – Piazza Trento/Trieste – Libertà – Chiesa. Ore 21.30
Chiesa di San Giorgio di Piano:
Benedizione conclusiva


Quinta Domenica di Pasqua /C

L’amore eucaristico

Gv 13,31-33a.34-35

A cura di don Eric Oswald Fanou.
Il racconto del Vangelo ci porta all’Ultima Cena. Giuda esce dalla tavola per completare il suo tradimento. Gesù è ben consapevole della sorte che lo attende, eppure parla di glorificazione e poi invita i suoi discepoli ad amarsi gli uni gli altri. Da questo loro amore Lo renderanno presente al mondo. L’amore dei credenti tra di loro è un atto eucaristico. L’uscita da questo legame rende vulnerabili.
All’Ultima Cena con i suoi discepoli Gesù lascia il suo testamento. Durante questa cena istituisce l’Eucaristia con l’invito di fare «questo in memoria» di Lui. Questo dono di sé stesso nell’Eucaristia trova nel Vangelo di Giovanni una sfumatura originale. Giovanni lo esprime nella lavanda dei piedi, cioè nell’abbassamento di Dio fino a farsi servo dell’uomo. All’epoca, tra i compiti del servo c’era la lavanda dei piedi del padrone quando tornava da fuori. L’atto eucaristico per Giovanni è già posto quando Dio si umiliò per diventare uno di noi. L’atto eucaristico diviene concreto quando Gesù si consegnò liberamente al suo traditore nel simbolo del boccone donato a Giuda. Gesù non pone alcuna condizione prima di donarsi alla morte per noi.
Nel gesto del dono del boccone, si è tentato di pensare che Giuda fosse condizionato per il compimento della Scrittura. Se fosse così, sarebbe un insulto alla libertà umana e tutto il resto non avrebbe avuto senso. Giuda aveva deciso liberamente il tradimento nel proprio cuore. Da parte dei presenti alla cena, non avevano legato il gesto di Gesù a un comando. Alcuni presenti alla cena addirittura pensavano che fosse un invito al cassiere Giuda a sborsare per la festa o per i poveri. Ed è dopo gli eventi che il collegamento con la morte di Gesù fu fatto. Capiamo noi che anche Gesù, sapendo tutto, poteva decidere di non consegnarsi a Giuda e di denunciarlo pubblicamente. Invece Egli trova la sua glorificazione proprio quando Giuda esce per avviare il processo della sua crocifissione.

Dicevamo che Dio si dona a chiunque senza condizioni: ha lavato i piedi a tutti i discepoli, si è consegnato a Giuda. Così è disposto a servire tutti: bravi, meno bravi, perfetti e meno perfetti, santi e peccatori. E l’Eucaristia è il sacramento del dono di sé sino alla morte. Gesù non si è isolato dai peccatori per salvare la propria santità. Quando questo tipo di dono, amore per tutti, si manifesta tra i credenti, Gesù è annunciato e riconosciuto nei suoi discepoli. La divisione tra i credenti in Cristo è un’incoerenza che non fa presente Cristo al mondo pagano. La comunione non impone la perfezione, ma chiama e porta alla perfezione. Distinguere e scegliere tra buoni e cattivi, Ebrei e Giudei, poveri e ricchi, santi e peccatori, bianchi e neri…, non è un atto eucaristico e non fa Chiesa. In queste distinzioni non c’è Cristo e non c’è la comunione. Come l’uscita di Giuda dal cenacolo, l’uscita dalla comunione rende vulnerabili e conduce al suicidio (impiccagione di Giuda). Preghiamo per l’unità delle comunità cristiane, preghiere perché le nostre comunità siano luoghi di cultura della fratellanza contro ogni spirito di odio e di individualismo. Buona domenica.

3a Domenica di Pasqua/C

Chiesa e scisma a pezzi

Gv 21,1-19

A cura di Don Eric Oswald Fanou
Nel Vangelo odierno, sei discepoli, insieme a Simone Pietro, decisero di andare a pescare. Dopo una notte di pesca infruttuosa, Gesù apparve loro e chiese di gettare la rete dalla parte destra. Rimasero sorpresi dalla quantità di pesci presi e lo riconobbero. Poi Gesù, dopo tre domande a Pietro sull’amore, gli affidò il proprio gregge. Dall’amore per il Risorto dipende l’esistenza della Chiesa.

I discepoli, dopo aver visto le prime apparizioni del Risorto, cominciano a risorgere dai dolori dei giorni precedenti, anche dalla paura dei nemici di Cristo. Pian piano nasce in loro anche il desiderio di ritornare alle proprie attività, dalle quali Gesù li aveva chiamati. Vogliono riprendere la vita di prima, là dove si era fermata dopo l’incontro con Cristo. Pietro decise di ritornare alla pesca e alcuni discepoli lo seguirono. Per loro, è bello che Gesù sia risorto, è bella la loro speranza di risorgere dai morti, ma il futuro concreto non era più chiaro con l’assenza fisica del Maestro.

Dopo la guarigione da un incubo, da un trauma, il primo atteggiamento, l’istinto umano, porta a rifuggire ciò che ha causato il dolore. I discepoli non sembravano intenzionati a proseguire, almeno insieme, l’opera di Gesù. Pietro dice: “Vado a pescare”, i discepoli di Emmaus se ne andavano, ognuno cominciava a riorganizzare la propria vita. Così Gesù moriva una seconda volta, di una morte più drammatica della prima, in quanto sarebbe svanita la memoria di Lui.

Ancora una volta Gesù viene incontro ai discepoli per ricordare loro il senso della loro chiamata, cioè fare di loro pescatori di uomini. Non proibisce loro di pescare pesci, ma tutto deve essere inserito nel progetto di Cristo di instaurare il regno di Dio, di radunare un gregge per il Padre. Uomini e donne in comunione con Cristo, e dunque in comunione tra di loro: ecco ciò che rende il Risorto ancora vivo nel mondo. Ed è questa la vera Chiesa, mistero di comunione. Lo scisma a pezzi non edifica la Chiesa. Proprio nell’attività di pesca il Risorto riconsegna il suo gregge al pescatore Pietro. Così rende l’uomo non solo cooperatore alla sua missione, ma anche cooperatore alla guida del popolo di Dio con ciò che è e con ciò che ha.

Quando Cristo viene meno nella nostra comunione, non c’è più Chiesa. In questi giorni di attesa per l’elezione di un nuovo successore di Pietro, preghiamo perché sia una persona che ama Cristo e il suo gregge. Che sia una persona libera dai condizionamenti di origine, di cultura, di potere e dei mass media, ma che sia una persona prigioniera dell’amore per Cristo. Buona domenica.